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L’abuso dei termini psicologici: quando la patologizzazione diventa moda

Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente utilizzo di termini psicologici da parte della popolazione comune, ma anche da parte di psicologi e altri professionisti della salute mentale. Il problema sta nel fatto che molti di questi termini vengono utilizzati a sproposito, spesso senza una comprensione adeguata delle loro implicazioni e con una tendenza all’etichettamento e alla patologizzazione delle persone e delle situazioni.

Senza comprendere bene la vastità e la multifattorialità delle situazioni che si possono creare. Ad oggi infatti, può capitare che il rancore di una donna o un uomo semplicemente “lasciati” dal proprio partner, si trasmuti in un atto inferto da un narcisista patologico (ultimamente questa visione va per la maggiore) e via che partono d’ufficio tutta una serie di collegamenti, etichette e patologizzazioni. Questo sorretto da un sedicente psicologo o professionista della salute mentale è inaccettabile e pericoloso.

Purtroppo è un fenomeno in forte crescita, come se la scienza e la medicina, debbano essere soggette alle mode del momento; ora siamo tutti narcisisti – borderline – bipolari – con disturbi della personalità.

Lasci il tuo partner? Magari lo tradisci? Non ci vai d’accordo e ti capita di rispondergli male?

Ti prendi la patologia. Ciò avviene senza una reale comprensione della vastità e della complessità delle situazioni che si presentano nella vita di ognuno di noi.

Il fenomeno si è aggravato ulteriormente grazie all’effetto Dunning-Kruger, ovvero la tendenza di alcune persone a sopravvalutare le proprie capacità cognitive, soprattutto quando si tratta di argomenti complessi. Questo porta a una sorta di presunzione di conoscenza e competenza in campo psicologico, che può portare a una diagnosi errata o a un’etichettatura sbagliata di persone e situazioni.

Un esempio di questo tipo di fenomeno è rappresentato dal frequente utilizzo del termine appunto “narcisista” per descrivere comportamenti umani che vengono percepiti come egoistici o manipolatori. La realtà è che il disturbo di personalità narcisistico è una patologia complessa, che richiede una valutazione clinica accurata per poter essere diagnosticata. L’utilizzo del termine in modo generico e improprio può portare a un’etichettatura ingiusta di individui che non presentano alcuna patologia e che sono semplicemente in difficoltà emotive.

Lo stesso vale per altri termini psicologici come “depressione”, “ansia”, “disturbo ossessivo-compulsivo” e molti altri. Questi termini vengono spesso utilizzati a sproposito per descrivere stati emotivi transitori o reazioni normali a eventi stressanti della vita quotidiana, senza una reale comprensione dei sintomi e dei criteri diagnostici necessari per la diagnosi di una patologia.

In alcuni casi, l’utilizzo improprio di termini psicologici può portare a un’auto-diagnosi errata, con conseguente auto-trattamento che può essere inefficace o addirittura dannoso per la salute mentale. In altri casi, può portare a una stigmatizzazione di individui che non presentano alcuna patologia, ma che vengono etichettati come “depressi” o “ansiosi”.

È davvero importante fare attenzione all’utilizzo di termini psicologici e cercare di comprendere la complessità delle situazioni che si presentano nella vita di ognuno di noi; l’utilizzo scorretto di termini psicologici può portare a una riduzione della complessità delle situazioni, ignorando le molteplici variabili che possono influenzare il comportamento umano.

Uno studio recente condotto da Pronin e colleghi (2018) ha dimostrato come l’uso di termini psicologici può influenzare il modo in cui le persone percepiscono il comportamento altrui. In particolare, gli autori hanno esaminato come l’etichettamento di una persona come “narcisista” influenzasse la percezione di altre persone sulla stessa. I partecipanti allo studio hanno valutato il comportamento di una persona in base a diversi comportamenti descritti, ma quando la persona è stata etichettata come “narcisista”, i partecipanti hanno giudicato il suo comportamento in modo più negativo rispetto a quando non è stata fornita alcuna etichetta.

È importante sottolineare che il narcisismo è una patologia complessa e multifattoriale che richiede un’analisi approfondita del paziente da parte di uno psicologo o di uno psichiatra per una diagnosi accurata. Non si può etichettare una persona come “narcisista” basandosi su un singolo comportamento o sulla propria interpretazione di esso.

Uno studio interessante a riguardo è stato condotto da Krizan e Herlache (2018), che hanno esaminato la tendenza all’aumento dell’utilizzo del termine “narcisismo” nei media e nella cultura popolare. Gli autori hanno evidenziato che l’aumento dell’utilizzo del termine è stato correlato con una maggiore probabilità che le persone si auto-descrivano come narcisiste, ma non con un aumento effettivo dei comportamenti narcisistici.

Inoltre, il fenomeno dell’utilizzo improprio dei termini psicologici non riguarda solo il narcisismo. Ad esempio, il termine “disturbo bipolare” viene spesso utilizzato per descrivere l’altalena emotiva tipica dell’adolescenza o per giustificare comportamenti impulsivi. Tuttavia, il disturbo bipolare è una patologia seria che richiede una diagnosi accurata da parte di uno psichiatra e una terapia adeguata.

Un altro esempio è l’utilizzo del termine “ansia” per descrivere lo stress quotidiano. L’ansia è un disturbo mentale che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita e richiede un trattamento professionale. L’utilizzo improprio del termine può contribuire a sottovalutare la gravità dell’ansia come patologia e impedire a chi ne soffre di ricevere il supporto e la cura adeguata.

L’utilizzo improprio dei termini psicologici rappresenta un problema serio che richiede maggiore attenzione e consapevolezza nella società odierna. Gli psicologi e i professionisti del settore hanno la responsabilità di educare il pubblico sull’importanza di una corretta comprensione e utilizzo dei termini psicologici, evitando di etichettare o patologizzare persone o situazioni senza un’analisi approfondita e accurata.

La psicologia è un campo in continua evoluzione e ciò significa che anche la terminologia utilizzata in psicologia può cambiare con il tempo. Questa tendenza, nota come “psicologizzazione della società”, è stata oggetto di discussione e studio negli ultimi anni.

Uno studio del 2018 condotto da Cooper e collaboratori ha esaminato l’utilizzo di termini psicologici nella stampa britannica dal 1991 al 2015. Gli autori hanno scoperto che l’utilizzo di parole come “depressione” e “ansia” era aumentato in modo significativo durante il periodo esaminato, suggerendo che la società sta diventando sempre più attenta ai problemi di salute mentale. Tuttavia, gli autori hanno anche notato che l’utilizzo di termini come “narcisismo” e “psicopatia” era aumentato in modo esponenziale, anche se non ci sono prove che queste condizioni siano effettivamente aumentate in prevalenza.

Inoltre, un altro studio condotto da Lilienfeld e Tuscany nel 2017 ha esaminato l’abuso di termini psicologici da parte di alcuni professionisti della salute mentale. Gli autori hanno scoperto che alcuni clinici utilizzavano termini come “psicopatico” e “borderline” per descrivere i pazienti senza una valutazione accurata, spesso basandosi su stereotipi e preconcetti. Gli autori hanno sottolineato l’importanza di una valutazione accurata e scientifica per evitare di etichettare in modo errato i pazienti.

Infine, un ulteriore studio condotto da Haslam e Loughnan nel 2014 ha esaminato l’effetto Dunning-Kruger in psicologia, cioè la tendenza delle persone meno competenti a sovrastimare le proprie abilità e competenze. Gli autori hanno sottolineato l’importanza della formazione e dell’esperienza per gli psicologi per evitare di cadere in questo tipo di errore di valutazione.

L’utilizzo di termini psicologici a sproposito sia dalle persone comuni, sia dagli psicologi stessi, può portare a una psicologizzazione eccessiva della società, con conseguenti rischi di etichettare in modo errato persone e situazioni. È importante sottolineare l’importanza della formazione e dell’esperienza per gli psicologi per evitare di cadere in questo tipo di errore di valutazione.


Bibliografia:

  1. Pronin, E., Jacobs, E., & Lin, D.
  2. Krizan, Z., & Herlache, A. D.
  3. Cooper, M. J., Wetherell, M. A., & McLeod, J. (2018). Increased use of psychological terminology in the British press: A corpus-based study examining broadsheet newspapers from 1991 to 2015. Clinical psychology & psychotherapy, 25(3), 361-371.
  4. Lilienfeld, S. O., & Tuscany, M. A. (2017). Misuses of psychological assessment in forensic settings. Psychological Assessment, 29(3), 309-313.

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