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La bufala del “pensiero positivo”

Hai mai sentito parlare della teoria del pensiero positivo?

È stata una delle idee fondamentali della crescita personale negli anni ’80 e ’90. L’idea base è semplice: cercare di vedere il lato positivo delle cose che ci circondano aumenta la felicità, la salute e le prestazioni personali.

Nel tempo, sono stati sviluppati diversi metodi per promuovere il pensiero positivo, tra cui le “affermazioni positive” e la “ristrutturazione mentale o cognitiva”.

Le affermazioni positive, sono una tecnica semplice che prevede la ripetizione quotidiana di alcune frasi positive, come ad esempio “ogni giorno e da ogni punto di vista miglioro-miglioro-miglioro”. La ristrutturazione mentale o cognitiva è una tecnica leggermente più complessa che prevede di cercare il lato positivo degli eventi negativi che accadono.

La metafora utilizzata da Brian Tracy, noto esponente della crescita personale, è quella di due fuochi: uno rappresenta i pensieri positivi e l’altro i pensieri negativi.

Se mettiamo la legna sotto il fuoco positivo invece di quello negativo, alla fine il fuoco negativo si spegnerà lasciando il posto a quello positivo.

Tuttavia, questa metafora nasconde una falla nel ragionamento. Se mettiamo troppa legna sotto il fuoco positivo, esso si soffocherà, spegnendosi. Inoltre, l’idea di spegnere completamente i pensieri negativi può portare le persone ad evitare di affrontare le cose negative, creando una sorta di fobia dei pensieri che portano sofferenza.

Purtroppo, la maggior parte dei nostri pensieri è negativa, poiché pensare in modo negativo ci ha permesso di sopravvivere per secoli e millenni. La nostra mente è predisposta a pensare in modo negativo come modalità di sopravvivenza e, di conseguenza, la maggior parte dei nostri pensieri tende a essere negativa.

Questo è stato dimostrato in un esperimento in cui le persone venivano interrogate periodicamente su ciò a cui stavano pensando e quelle che avevano pensieri più negativi tendevano ad avere un umore più basso.

Il “pensiero positivo”, che talvolta può portare a ciò che alcuni colleghi definiscono come “evitamento cognitivo”: l’abitudine di evitare sistematicamente determinati pensieri, credendo che in tal modo si possa eliminare il loro impatto sulla nostra vita. Tuttavia, numerosi esperimenti dimostrano che più cerchiamo di evitare un pensiero e più esso tende ad affiorare nella nostra mente. Lo stesso vale per le emozioni, ed è noto come “evitamento emotivo”.

Nonostante il pensiero positivo non sia più tanto di moda, esistono altre varianti altrettanto dannose. Un esempio è la famigerata “legge di attrazione”.

Questa presunta legge ci spinge ad evitare di pensare alle cose brutte, altrimenti, rischiamo di attrarle verso di noi, e ci allena a pensare solo a ciò che è bello. In apparenza sembra una cosa positiva, ma in realtà può portare a circoli viziosi molto pericolosi, soprattutto per coloro che hanno una personalità particolare o hanno avuto un’infanzia difficile. L’ammonimento “Smettila di pensare alle cose brutte, concentrati su quelle belle – non piangere, evita di crogiolarti nella tristezza” può sembrare utile, ma in molti casi può essere dannoso.

Questo modello può fare i danni peggiori nell’educazione dei bambini, quando si insegna loro che non bisogna soffermarsi sulle emozioni negative o sugli eventi tristi. Ad esempio, quando due genitori “invasati” di crescita personale dicono a un figlio: “Se solo tu ci credessi di più, ce la faresti”. Questo tipo di messaggio sembra positivo, ma può contenere una pesante invalidazione, come dire ad una persona intrappolata in un incendio: “Muoviti, sono solo fiamme, non hai bisogno di scuse, alza il culo e muoviti!”.

Ok, non viviamo in un luogo in fiamme, ma ci sono momenti della nostra vita in cui ci sentiamo imprigionati dalle fiamme. Cosa possiamo fare in quei momenti? Forse comprare un libro che ci dice di credere fermamente e di evitare di pensare negativo, ma questo può farci sentire ancora più a terra, sbagliati e diversi dai nostri amici. Non è pericoloso un messaggio del genere?

Essere, ricercare e volere un “PrestigeBrain” significa accettare anche le emozioni e i pensieri negativi, senza andarli a cercare, ma evitando di scacciarli a pedate. L’emozione è come una spia, un messaggio che dobbiamo ascoltare, non per capire il suo significato segreto, ma per non perdere un’esperienza importante.

Non tutti i messaggi sono chiari, ma dobbiamo evitare di giudicare e cercare di capire, invece di accoglierli senza giudizio. La meditazione Mindfulness è un esercizio utile per portare l’attenzione nel presente e rispettare le nostre emozioni. Non dobbiamo diventare asceti distaccati, ma imparare a metterci sullo stesso livello da cui nascono le emozioni.

Ok, noi non viviamo in un luogo che va in fiamme, però in alcuni momenti della nostra infanzia e della nostra adolescenza, a volte, in alcuni momenti di tutta la nostra vita, siamo come imprigionati dalle fiamme, allora cosa facciamo in quei momenti in cui ci sentiamo imprigionati?

Ci sentiamo persi e vulnerabili, in balia delle nostre emozioni negative che sembrano prendere il sopravvento sulla nostra vita. In questi momenti, potremmo essere tentati di cercare una via di fuga rapida, qualcosa che ci dia la sensazione di controllo sulla situazione e ci faccia sentire meglio. Magari andiamo in una bella libreria e compriamo il super libro che ci dice che basta credere fermamente e che basta credere in modo intenso ed evitare di pensare negativo e tutto si risolve e “patatrac”, la frittata è fatta.

Ma cosa succede se questo approccio non funziona per noi? Cosa succede se siamo persone sensibili e ci sentiamo ancora più a terra quando non riusciamo a gestire le nostre emozioni negative?

Potremmo sentirsi inadeguati e sbagliati, pensando di non essere come i nostri amici che sembrano riuscire a gestire tutto con facilità. Potremmo sentirsi come se ci fosse qualcosa di sbagliato con noi, come se fossimo difettosi in qualche modo. Ma questo non è vero.

Capire come gestire le nostre emozioni negative è un’abilità che possiamo imparare con la pratica e il tempo. Diventare PrestigeBrain servirà anche per accettare le emozioni negative ed anche i nostri pensieri negativi è qualcosa che fa – bene – il che non significa andarli a cercare, ma significa evitare di scacciarli a pedate quando arrivano, altrimenti l’emozione perde tutta la sua funzione che quella di “messaggero”.

Le emozioni negative sono un segnale che il nostro corpo e la nostra mente ci mandano per farci sapere che qualcosa non va. Non dovremmo cercare di scacciarle a tutti i costi, ma dovremmo imparare ad accoglierle e a capire il messaggio che ci stanno trasmettendo.

Ci dice qualcosa sulla nostra “condotta”, l’emozione è come una spia, una specie di “spia dell’olio” che si accende, non è un “giudizio morale” altra cosa da cui dobbiamo stare alla larga, ma un messaggio a cui bisogna prestare ascolto. Ma non per capire che cosa ci voglia dire, ma semplicemente perché se non gli diamo ascolto perdiamo un bel pezzo della nostra esperienza.

A volte il messaggio può essere molto chiaro, come ad esempio quando sentiamo una forte sensazione di paura o di pericolo in una situazione particolare. In questo caso, l’emozione ci sta dicendo che dovremmo stare attenti e prendere precauzioni per proteggerci.

Ma altre volte il messaggio potrebbe essere meno chiaro, e potremmo sentirci confusi. perché, in realtà, l’emozione negativa è solo la metà del messaggio, l’altra metà è rappresentata dalle informazioni che ci fornisce sul contesto in cui ci troviamo. Se ad esempio siamo al lavoro e proviamo frustrazione e insoddisfazione, potrebbe essere un segnale che stiamo lavorando su un progetto sbagliato o che le nostre competenze non sono sufficienti per affrontare una determinata sfida. Invece di ignorare queste emozioni, dobbiamo imparare ad ascoltarle, prenderle in considerazione e agire di conseguenza.

Inoltre, l’accettazione delle emozioni negative non significa che dobbiamo restare bloccati in esse. Invece, dobbiamo sviluppare la capacità di osservare e comprendere queste emozioni, per poi gestirle in modo costruttivo. Questo ci permetterà di affrontare le situazioni difficili con più efficacia e di aumentare il nostro benessere psicologico.

Come ho detto prima, uno dei modi migliori per sviluppare questa capacità è attraverso la pratica della meditazione Mindfulness. Essa ci aiuta a sviluppare la consapevolezza delle nostre emozioni, ad accettarle senza giudizio e ad osservarle con distacco, per poi gestirle in modo appropriato.

In definitiva, dobbiamo imparare ad accettare le nostre emozioni negative e ad ascoltare il messaggio che ci trasmettono, senza lasciarci sopraffare da esse. Sviluppando la nostra consapevolezza emotiva e imparando a gestire le nostre emozioni in modo costruttivo, possiamo migliorare la nostra qualità di vita e raggiungere una maggiore felicità e soddisfazione personale.

In altre parole, anziché opporre un pensiero positivo a uno negativo, come ad esempio quando si ha un pensiero negativo come “E certo Carlo che sei proprio uno sfigato” e si cerca di contrapporlo con un pensiero positivo del tipo “Ma no dai Carlo che hai raggiunto delle cose nella tua vita”, si può agire su un livello diverso, quello da cui proviene il pensiero stesso. Questo è il livello dell’accoglienza del pensiero. Se si accoglie il pensiero negativo, si sta agendo su questo livello, che è la fonte del pensiero stesso e che non è un pensiero in sé (anche se sembra paradossale).

Un esempio di questo tipo di approccio educativo è quello del noto terapeuta Milton Erickson, che non ha mai parlato esplicitamente di meditazione. Un giorno uno dei figli di Erickson si ferisce gravemente e comincia a piangere e urlare. Erickson allora gli parla, dicendogli: “Ti fa male, vero? Continuerà a farti male ancora per un po’, ora andiamo a vedere che tipo di sangue sta sgorgando, vediamo se è del tipo giusto, vediamo se è rosso come deve essere”. Prende poi il bambino e lo porta delicatamente a lavarsi sul lavandino, mentre la moglie chiama l’ospedale. Nel frattempo, Erickson continua a parlare al figlio, dicendogli che ci vorranno dei punti e che chissà se potrebbe averne di più di suo fratello o meno. Gli indica poi di stare molto attento quando andrà dal medico, per essere sicuri che metta tutti i punti giusti. Si dice che il figlio di Erickson non abbia nemmeno avuto bisogno di anestesia.

Oltre alle manovre di distrazione ipnotiche eleganti che Erickson utilizzava, l’aspetto più importante di questa storia è che non ha fatto come farebbero la maggior parte dei genitori, cioè dire al figlio di non preoccuparsi e di non fare una scenata. Il bambino che sta provando dolore sa bene che gli si sta mentendo se gli si dice che passerà subito. Tanto vale prepararlo in modo che possa accettare quelle emozioni negative, anche se poi, come fa Erickson, gli dà un termine temporale indicandogli indirettamente che prima o poi finirà quella sofferenza.

Questo esempio può sembrare lontano dall’argomento del pensiero positivo, ma in realtà ha molto in comune con esso. Erickson non ha distratto il figlio con un tramonto splendido, come se il bambino fosse stupido. Ha invece accettato le emozioni negative che il figlio stava provando, cercando di farlo per lui, dandogli un esempio di come si dovrebbe accogliere quell’emozione negativa. In sostanza, Erickson ha agito sul livello dell’accoglienza del pensiero, che è la fonte del pensiero stesso, e non ha contrapposto un pensiero positivo a uno negativo.

Siamo spesso bombardati dall’idea che dobbiamo avere pensieri positivi e che le emozioni negative debbano essere rimosse. Tuttavia, questo non è un approccio sano alla gestione delle emozioni. È vero che le emozioni positive sono importanti e vanno coltivate, ma non bisogna utilizzarle come un antidoto contro quelle negative. La scienza ci dice che il modo migliore per utilizzare le emozioni positive non è concentrarsi sul futuro, ma piuttosto concentrarsi sul presente o su un recente passato.

Pensare alle emozioni positive vissute durante una giornata è molto più utile che immaginare di avere molte emozioni positive durante una giornata. Questo è un altro aspetto che dimostra come molte pratiche del pensiero positivo non siano efficaci.

Non è necessario utilizzare una tecnica specifica per gestire le emozioni, ma l’importante è capire che la Mindfulness e la meditazione possono essere efficaci in questo processo. Quando parliamo di Mindfulness o meditazione, non ci riferiamo solo alla pratica formale, ma piuttosto ad un tipo di attenzione particolare che si basa sull’intenzionalità del momento presente e sulla mancanza di giudizio. Questa attenzione intenzionale e nel presente ti permette di vivere completamente e senza riferimenti mentali sia le emozioni negative che quelle positive. In altre parole, ti consente di vivere la tua crescita personale senza buttare via il bambino con l’acqua sporca.

È importante allenare la tua mente per adottare questo tipo di atteggiamento e imparare ad accogliere entrambe le emozioni. In questo modo, potrai gestire le tue emozioni in modo sano e continuare la tua crescita personale.

Quindi, non sottovalutare l’importanza delle emozioni positive, ma cerca di utilizzarle nel modo giusto e non come un modo per evitare le emozioni negative.

Ti auguro una vita piena di emozioni positive e un atteggiamento Mindful nella gestione delle tue emozioni.

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